Libertà più non voglio
Se le strade son grame
S’infrange l’orgoglio
Quando il prezzo è la fame
Voglio una casa, confini e recinto
Voglio tornare, la fuga mi ha vinto
Ma lungo è il percorso
E non ho più la mappa
È questo il rimorso
di un gatto che scappa
Saresti disposto, amico mio umano
A porgere a me generosa una mano?
Mi aiuti a cercare la via che ho perduto
A trovare l’amore che ho già conosciuto?
Riflessione tra Rischi e Opportunità Un Saggio sulla Sicurezza dei Felini.
Autore: Prof. Gottfried von Freiburg zu Rieve-Stasikowski, F.D.
Autore di questo lavoro, è un Felosofo e Divulgatore in materia di Comunicazione intra- e Interspecie. Quest’ultimo incarico gli è stato affidato da me, Salvo da Agropoli, titolare della pagina Facebook “Il Ventunesimo Gatto” e del sito web ilventunesimogatto.it, avendo riconosciuto in le sue spiccate doti di studioso e comunicatore. Sulle pagine suddette chi volesse approfondire la sua conoscenza può trovare, oltre alla sua storia e alle vicende nel contesto della Banda, anche il link a diversi suoi interventi in voce, “Pillole di Felosofia”, su argomenti di Felosofia e Psicologia.
La presente pubblicazione “Forme di libertà e libertà dalle forme” è frutto di un mio lavoro di ricerca nato dall’esigenza di tentare di dare una risposta ad un quesito che molti umani si pongono: se sia giusto confinare i gatti in casa o concedere loro la libertà. Un tema particolarmente sentito da parte dei membri della Banda del Ventunesimo Gatto nel momento in cui ho dato avvio allo studio, a seguito del recente allontanamento di uno dei suoi membri, l’amatissimo Speedy. Il lavoro si basa sulla raccolta di un ampia casistica sia personale, sia tratta da esperienze di nostri sostenitori. L’opera di ricerca è stata lunga e laboriosa e mi ha consentito di trarre delle mie personali conclusioni.
Prima di entrare nel vivo della mia opera di ricerca, illustrando la mia casistica personale relativa alle esperienze nell’ambito del Ventunesimo Gatto, mi corre l’obbligo di fornire una descrizione esaustiva delle condizioni ambientali cui vivono quegli oggetti dello studio che appartengono alla comunità del Ventunesimo Gatto. Conoscerle è utile per comprendere rischi e potenzialità dell’ambiente, che è lo stesso per tutti, ovviamente non occorre ricordarle per ogni caso. Sintetizzando, queste sono le condizioni di vita comuni.
Abitazione: grande casa di campagna sviluppata su tre livelli, con ampia terrazza al piano superiore e balconcino al piano di mezzo. Locale attrezzato a livello terra di circa 80 mq dedicato alla vita di comunità dei gatti, dotato di riscaldamento, servizi igienici, refettorio e parcour fitness, cuccette di varia foggia, divani e tappetini in ecopelliccia; ampie finestre con grate in ferro e reti di sicurezza, due porte di ingresso in vetro rinforzate da inferriate. Libero soggiorno in questo spazio e accesso contingentato alle altre stanze. La casa è dotata di tetti spioventi articolati su vari livelli.
Esterno: Giardino di circa ventimila metri di superficie, recintato con rete metallica, filo spinato e siepe di circa tre metri di altezza con una piscina, due stagni poco profondi, un pozzo (all’estremo confine), pineta, alberi da frutto, cespugli, rosai, orto e aiuole. Delimitato a nord da un alto muro confinante con una proprietà dove abitano diversi cani, a est da una strada comunale scarsamente trafficata distante un centinaio di metri da casa, a sud da una strada provinciale, distante circa trecento metri in linea d’aria da casa, ma separata dal cancello a sud da un viottolo con cespugli, a ovest da un piccolo corso d’acqua costeggiato da un canneto.
Sia gli ambienti esterni che quelli interni sono dotati di telecamere di sorveglianza oltre che di sensori termici e di movimento.
Caso N. 1 - Libertà a tempo
(Questo caso non fa parte del Ventunesimo Gatto, gli Zii l’hanno conosciuto la scorsa portando a spasso Raoul, e si sono preoccupati per lui: le info le hanno ottenute presso il canile e successivamente me le hanno riferite per le mie riflessioni.)
Gatto grigio tigrato di grossa taglia. Castrato. Trascorre le sue giornate in un parco per cani (avete letto bene) e viene prelevato dai proprietari ogni sera alle ventuno in punto.
Caratteristiche del luogo: piccolo parco alberato e attrezzato per fitness umana e canina, confina con un canile (avete letto bene) recintato e sorvegliato. I proprietari abitano in un grande condominio separato dal parco da una strada larga e trafficata. Il parco stesso è recintato, ma con ampio ingresso prospiciente il parcheggio di un centro commerciale con cinema multisala.
Temperamento del gatto: molto robusto ma scattante, cacciatore, molto socievole, ma ostinato. Castrato probabilmente in età adulta, assolutamente insofferente alla vita in appartamento durante le ore diurne.
Rischi: strada trafficata a sud, parcheggio centro commerciale a est, canile (il gatto potrebbe scavalcare il recinto e penetrare all’interno) a Nord. Laghetto con fontana al centro del parco. Cani a passeggio, di norma al guinzaglio.
Opportunità: vita all’aria aperta in ambiente salubre e animal-friendly, socializzazione, caccia agli uccelli.
Caso N.2 - Reclusione
(Questo gatto è amico del Ventunesimo Gatto, ma non ne fa direttamente parte)
Gatto maschio di quattro anni, adottato da privati all’età di due mesi circa, castrato da adolescente. Vive in casa a due piani, tre stanze e ampia cucina abitabile, doppi servizi, ripostigli e scalinata, balconi. Possibilità di accesso a tutti i locali dell’abitazione divieto assoluto di uscita, compresi i balconi.
Ambiente esterno: centro abitato attraversato da strada provinciale molto trafficata.
Temperamento: gatto molto socievole, tranquillo, ama mordicchiare delicatamente le dita delle persone, non predilige la compagnia dei bambini (generalmente in loro presenza si rifugia sotto un letto anche per ore).
Opportunità: tiragraffi, cestini, permesso di salire sui letti, parcour sui pensili della cucina, attività ginnico-artistica sul corrimano delle scale. Compagnia di umani h 24. Non conosce invece la compagnia di suoi simili.
Rischi: pressoché azzerati.
Il gatto pare soddisfatto della propria condizione, è strettamente sorvegliato ma non mette mai in atto seri tentativi di fuga.
Caso n.3 - Fuga per la libertà
Esemplificative sono le Signorine Di Francavilla, due gemelle diverse di circa tre anni, recuperate in località agricola dove vivevano in stato di semi abbandono e adottate in coppia all’età di circa sette mesi, già sterilizzate.
Essendo state adottate, e non native del luogo, non hanno il permesso di uscire.
Temperamento: Clara di indole riservata e pacata, Maya più giocherellona e irruente, entrambe molto affettuose. Entrambe sono state spesso sorprese a guardare con aria nostalgica fuori dalla finestra (con le zanzariere abbassate) che dà sul grande tiglio dove cinguettano miriadi di uccellini. Ma mentre Clara difficilmente affaccia il musetto oltre la porta di casa, Maya ha il pallino di fuggire. Il suo principale impegno intellettuale è escogitare vie di fuga in barba ai suoi carcerieri. Invero non spesso, ma talvolta l’impresa le riesce, e allora appena varcata la soglia si tramuta in un’entità inafferrabile, tra ululati di guerra schizza come una freccia sulle cime del ginkgo, sui tetti da un estremo all’altro della casa e si catapulta nella proprietà dei vicini, che appena se ne accorgono, conoscendo il soggetto, si premurano di richiamare i cani. Non si allontana dal circondario stretto della casa, ma l’inclinazione a lanciarsi in direzione dei cani rende molto rischioso il suo comportamento, in primo luogo per sé, ma non secondariamente per la Zia, che con i suoi goffi tentativi di rincorrerla per riacchiapparla rischia, data l’età, rovinose cadute nonché l’infarto del miocardio.
Per questa ragione è sottoposta ad una sorveglianza strettissima e senza deroghe.
È degno di nota rilevare come due soggetti accomunati dal DNA, dalle origini e dalle esperienze pregresse, differiscano così profondamente nel desiderio di libertà.
Caso n. 4 - Libertà sulla parola
Questo è un caso di adozione inversa.
C’era premeditazione. Gatto adulto, di circa due anni, la prima primavera sbuca da un cespuglio di rosmarino ed effettua un sopralluogo nel territorio del futuro Ventunesimo Gatto. Verifica la qualità del cibo, la disponibilità degli umani, la socievolezza dei gatti e la moralità delle gattine. Si fa conoscere come gattone incline a fusa e testatine e nel giro di due-tre giorni scompare, per ricomparire solo la primavera successiva. È un gatto robusto, ben piazzato, si capisce che non vive di stenti. Ciò nondimeno stipula, tanto per iniziare, un accordo per la refezione: due pasti al giorno, serviti puntualmente alle ore otto e alle ore venti in una scodella un po’ in disparte dal desco dei gatti autoctoni. In compenso offre breve salve di fusa con vibrazione. Man mano che sperimenta i vantaggi di questa sistemazione, nel corso dell’estate inizia a prendere confidenza con la porta d’ingresso alla casa, e al sopraggiungere dei primi freddi autunnali si è ritagliato uno spazio fisso sul divano del soggiorno, che occupa tuttavia solo nelle ore diurne per tempi da lui stabiliti e a condizione di avere sempre pronta una via d’uscita. Con il procedere dell’inverno inizia a trovare conveniente disporre di un ricovero fisso in casa per le notti più fredde e vi stabilisce progressivamente la sua dimora. All’arrivo di nuovi adottandi nella casa del Ventunesimo Gatto inizia a mostrare chiari segni di insofferenza. Giunge così anche per lui il momento di lasciare l’obolo più grande in cambio dell’appartenenza, e le sue orine perdono subitaneamente quell’afrore che ne fa un arma di offesa. Rimarrà tuttavia immutata e per sempre l’esigenza di demarcare il territorio, a scapito della mobilia di casa e al costo di elevati consumi di candeggina. E rimane ugualmente immutata l’esigenza di ritirarsi, o per meglio dire, di espandersi nella campagna circostante.
In altre parole: Bobbò è un adorabile coccolone, ha una macchinetta per fare le fusa che fa vibrare i vetri delle finestre, ma quando Bobbò decide di uscire, esce, non ci sono cristi. Se cerchi di trattenerlo, comincia a dare testate sui vetri, a ringhiare, scalciare e pisciare su qualunque ostacolo gli capiti a tiro.
L’adottata (!) è molto preoccupata. Ma non può far altro che lasciarlo andare quando lui decide di andare. Col tempo hanno stabilito un patto di non belligeranza: Bobbò si impegna a ritirarsi ogni sera all’imbrunire e la Zia ad aprirgli le porte alle prime luci dell’alba, così entrambi trascorrono una notte relativamente tranquilla. Lui ama teneramente lo Zio, che una volta ha rischiato pure la vita per riportarlo sano e salvo a casa. Quando lo Zio lo richiama, lui accorre come un cagnolino ammaestrato, e questo lascia ben sperare che col tempo diventerà sempre più domestico (Bobbò, non lo Zio). Bobbò è Fiv positivo, e per questo sarebbe bene che non prendesse freddo e avesse una vita tranquilla.
Ma è lui che lui ha adottato i suoi umani, e non il contrario, ed è per questo che si arroga il diritto alla sua libertà.
Speriamo bene.
Disclaimer. A suo tempo furono messi in atto tutti provvedimenti per rintracciare un’ipotetica famiglia del gattone, ma senza risultato. A tutt’oggi non si sa se qualcuno da qualche parte piange la sua scomparsa.
Caso N. 5 - Fuga dalla libertà
Gatta giovane adulta abbandonata in strada, messa in sicurezza e tenuta in stallo da una volontaria in attesa di un’adozione. Poiché malgrado il bel manto nero lungo e gli enormi occhioni color ambra l’adozione tarda, resta reclusa in un gabbione per diversi mesi, con mezz’ora d’aria vigilata in cortile. Sterilizzata, all’età di un anno e mezzo circa viene data in affido temporaneo ed entra a far parte in pro tempore del Ventunesimo Gatto, dietro solenne promessa che non le verranno concesse libere uscite. Il problema inizialmente sembra non porsi, perché la gatta rifugge finanche la libertà nella sala giochi e tenta di ricreare la condizione di ingabbiamento che le è familiare autoconfinandosi fra le inferriate e i vetri delle finestre. Col tempo prende confidenza con l’ambiente e si spinge ad esplorarne i confini, giungendo fino alla soglia delle porte. Da qui con slancio surrettizio quanto elegante tenta in seguito spesso di spiccare il balzo verso l’esterno. Diventa però ben presto chiaro che in realtà non sono gli ampi spazi liberi che ricerca, bensì le attenzioni degli umani. Infatti, se riesce a sfuggire ai suoi secondini, si muove con grazia e lentezza, soffermandosi sul prato a spiluccare qualche filo d’erba o ad affilarsi le unghie su un tronco d’ulivo, rendendo assai facile la propria cattura. Una volta afferrata, fissa i carcerieri con un’intensa espressione di gratitudine e si profonde in rumorosi fuseggiamenti e si fa ricondurre senza opporre la benché minima resistenza fra le mura domestiche. Tiene un comportamento del tutto analogo pure quando si accinge visitare le zone off-limits interne alla casa (garage, rimessa etc.). I comportamenti esplorativi non sono dunque volti a conquistare terreni di libertà finora inusitati, bensì ad ottenere visibilità e attenzioni.
Annotazione a margine. L’affido temporaneo è stato tacitamente commutato in adozione da ormai molti mesi.
Caso n. 6 - Stato di fermo per motivi sanitari
Giovane gatto adulto castrato in età puberale, autoctono ma abituato a vivere in esterno per incoercibile timidezza. Al seguito di un suo zio (che si è purtroppo recentemente smarrito) da qualche settimana ha preso l’abitudine ad entrare in casa da un balconcino, seguendo un percorso noto solo a lui, a suo zio e a un grosso felino rosso che vive in casa con permesso d’uscita. Riceve volentieri uno spuntino e fa buttamenti per ricevere carezze e coccole, che gradisce molto, malgrado il suo temperamento estremamente riservato. Appena scorge però gli abitanti abituali della sala-gatti, chiede perentoriamente di essere rimesso subito in libertà. Accade tuttavia che una sera tardi a presentarsi per la cena, causando grande allarme, a causa delle recenti incresciose vicissitudini di suo zio. Si scatenano immediatamente le ricerche, ma in realtà si scopre ben presto che si è ritirato in una cuccia perché ha una zampina dolente. Si decide all’unanimità di confinarlo in casa, perché claudicante potrebbe trovarsi in di difficoltà in caso di ipotetici attacchi e necessità di fuga. (È evidente che il Ventunesimo Gatto è provato dalle recenti penose vicissitudini con zio introvabile) La reclusione dura tre giorni pieni, fino a completa risoluzione della zampalgia. Non c’è tempo per un inserimento graduale, E il gatto, inizialmente insofferente per la socializzazione obbligata, malgrado l’infermità tenta più volte di forzare i confini per riguadagnare la libertà. Dopo un giorno però accetta la condizione imposta e se ne fa una ragione, in attesa che gli venga restituita l’agognata libertà.
Caso n. 7 - Fermo per motivi meteorologici
Non appena le temperature “scendono in picchiata”, come dicono al tiggì, si pone la necessità di mettere al riparo dai rigori invernali anche gli irriducibili. Benché se alcuni di loro dispongano di mantelli idonei a contrastare il gelo siberiano, le avverse condizioni climatiche rendono difficile l’approvvigionamento di cibo, perché i servitori umani tendono a scivolare sul ghiaccio, l’acqua nelle scodelle si gela e farsi strada fra cumuli di neve è oggettivamente arduo. Notoriamente, non ci sono più le mezze stagioni, e i cambi climatici più drammatici avvengono sempre in maniera repentina. Pertanto, come nel caso del fermo per motivi sanitari, non c’è il tempo per favorire una graduale socializzazione fra i residenti interni e gli spiriti liberi. Questi ultimi vengono per lo più catturati con l’inganno (leggasi bocconcini di salmone affumicato, biscottini al camembert, filetti di spigola...), e i più renitenti con il retino da farfalle, per poi essere confinati nella sala-gatti opportunamente riscaldata e dotata di morbidi cuscini in falsa pelliccia. L’atmosfera si fa tesa e e gli umani si prodigano a placare gli animi con generi di conforto d’ogni tipo, ivi compresi gli erogatori di diverse qualità di vapori calmanti.
L’anno scorso il gelo si è protratto per due settimane filate.
Ma è andato tutto bene. I divani sono stati portati via ad opera dei servizi di nettezza urbana che sono molto efficienti e soprattutto gratuiti. Cioè già pagati con la TARI. Il ginocchio che l’umana si è distorto nel corso delle operazioni di cattura sì è riparato nell’arco di sei mesi, con solo qualche postumo invalidante, mentre la lombosciatalgia dovuta alle operazioni di pulizia dopo la liberazione è passata anche prima.
Caso n. 8 - Libertà per motivi sanitari
Gatto maschio adulto di circa due-tre anni di vita, il primo dei quali vissuto in famiglia, successivamente condizione di semi-randagismo. Viene tratto in salvo da strada pericolosa da persone attente e di buona volontà (Emanuela Goffredo), portato in stallo in casa di campagna in attesa che si riesca a risalire alla sua famiglia di origine o trovare adozione. Nel frattempo viene castrato e, siccome si apprende che la presumibile famiglia di origine per sopraggiunti problemi non può più in alcun modo farsi carico di lui e le offerte di adozione non paiono affidabili, viene adottato definitivamente nella famiglia di quella che sarebbe diventata la Banda del Ventunesimo Gatto.
Gatto molto affabile e tranquillo (basti pensare che già prima della castrazione era stato possibile trarlo in salvo e successivamente condurlo in automobile dagli affidatari senza l’utilizzo né di gabbia né di trasportino), socializza subito con i gatti presenti in casa. Viene tuttavia ristretto nell’ambito domestico e non gli è permesso di uscire in giardino, cosa che tuttavia cerca di fare con reiterati ed ostinati tentativi di fuga. In queste occasioni sembra diventare inafferrabile ed è possibile riprenderlo solo quando si sofferma ad urinare, cosa che avviene con inusitata frequenza.
(Il successivo paragrafo è virgolettato, perché fa riferimento all’esperienza personale dell’oggetto di studio, cioè del sottoscritto).
“Mi piaceva quell’ambiente, il cibo era buono e soprattutto servito abbastanza puntualmente, gli abitanti umani e felini tutti abbastanza simpatici ed affettuosi. Tuttavia mi mancavano gli spazi aperti la campagna, gli alberi, l’aria pura. Mi era stato spiegato che dopo lo zaczac, termine piuttosto cruento con il quale designavano la rimozione della parte anatomica preposta alle secrezioni ormonali che creano le condizioni per la riproduzione, il mio desiderio di libertà si sarebbe placato e mi sarei inserito armonicamente nell’ambiente familiare. Questo si avverò solo in parte. Il mio desiderio di spazi aperti in realtà si accrebbe di pari passo con il senso di appartenenza a quei luoghi. Misi in atto una tattica pressoché infallibile per guadagnare l’uscita, ma immancabilmente venivo ripreso. Mi accorsi allorache qualcosa stava cambiando nel mio basso ventre. Era come un languore, e poi un fuoco, seguito da un irrefrenabile bisogno di segnare il mio passaggio con uno spruzzo di urina. L’urina, dapprima di color paglierino, si fece via via più scura finché non si trasformò in sangue.
Il rosso e puro sangue che dovetti versare per la libertà.
La situazione apparì subito grave si miei adottanti, che mi condussero all’Ambulatorio Medico Vestina, dove senza opporre eccessiva resistenza (anche perché mi narcotizzarono) mi lasciai sottoporre ad una serie di accertamenti clinici, fra cui alcuni alquanto spiacevoli, come quando mi infilarono un ago nella pancia per raggiungere la vescica. La diagnosi fu “cistite emorragica”, che nella stragrande maggioranza dei casi nei gatti non è di origine settica, bensì da stress. Furono messi in atto una serie di provvedimenti, tra cui la somministrazione di antinfiammatori, crocchette speciali che placano gli animi, vaporizzazione ambientali di feromoni che conciliano la convivenza, attenzioni d’ogni tipo. Nel giro di un paio di settimane la mia furia orinatoria si placò. Pro tempore. Perché in realtà il provvedimento dei provvedimenti, quello che mi avrebbe salvato (e salvato anche gli arredi della casa), non fu messo in atto. Ben presto la mi cistite emorragica recidivò e fu un nuovo giro di visite, indagini, controlli che non fecero altro che confermare la diagnosi iniziale. Alla mia adottante, sconfortata, La Dottoressa Barbara, che non potrò mai ringraziare abbastanza disse: [Questo gatto guarirà quando verrà lasciato libero di uscire]. E siccome questa sentenza era equiparabile ad una prescrizione sanitaria, potei guadagnare finalmente il largo. Potendo spaziare liberamente in giardino, anche la mia mente prese a spaziare libera e potei diventare il Felosofo che ora sono.
Sono consapevole che i miei adottanti tremano ogni volta che aprono la porta per lasciarmi andare, ma devono rassegnarsi.”
Caso n. 9 - Il prezzo della libertà
Gatta data in adozione all’età di circa due anni per duplice motivo (?) - un familiare divenuto allergico al pelo del gatto (?) - Rottweiler aggressivo (?) davanti alla porta
Il principale motivo dichiarato per cui si trasferì molti anni fa nella futura casa del Ventunesimo Gatto era proprio il desiderio della famiglia d’origine che potesse vivere libera in giardino, cosa che le veniva resa impossibile dalla presenza di un rottweiler che girava a zampa libera davanti casa e che era ritenuto mordace.
La gattina, giovane e di bella presenza, fu dunque ammessa alla circolazione extra moenia e pensò bene di farsi subito mettere incinta dal primo randagio di passaggio, prima che si potesse sterilizzarla. Fu una gravidanza tranquilla e comunque ben accetta, ma purtroppo, giunta a termine, si ruppero le acque senza che poi subentrasse prontamente il travaglio. Fu portata d’urgenza in un ambulatorio veterinario per il parto cesareo. I piccoli erano in sofferenza e fu chiesto all’umana se intendesse farli sopprimere, ma l’umana scelse di tentare di salvarli. Malauguratamente però nonostante le cure i gattini sopravvissero solo poche ore. Subito dopo il parto, benché sterilizzata, la gatta tentò di appropriarsi dei gattini di un altra mamma. Il colpo non le riuscì, e i suoi mal diretti istinti materni si trasformarono ben presto in una aggressività verso qualsiasi gatto le si avvicinasse. Più avanti quedto comportamento si mitigò, ma la gatta mantenne sempre un atteggiamento che definiremo molto riservato per non dire scorbutico verso tutti, animali e umani, eccezione fatta per la sua umana di riferimento.
Continuava a godere del privilegio di spaziare nel grande giardino della sua nuova abitazione, ma mal gliene incolse, perché una sera, quando aveva circa otto anni, si fece ritrovare in un sottotetto con la pancia squarciata da una ferita così profonda da esporre viscere e ossa, con ogni probabilità causata dal morso di un cane aggressivo che all’epoca abitava nei paraggi. Malgrado la gravità delle lesioni, un intervento chirurgico messo in atto tempestivamente le salvò la vita.
Dopo una faticosa convalescenza (faticosa soprattutto per chi le doveva somministrare i farmaci, dato il suo temperamento non proprio conciliante), vi fu una completa restitutio ad integrum e la gatta tornò al suo vecchio splendore e si può cautamente affermare che forse anche la sua scontrosità di mitigò, seppure in minima misura.
Quello che invece cambiò in maniera significativa e determinante per la sua incolumità furono i suoi comportamenti esplorativi: da quel momento le sue escursioni si limitarono prudenzialmente allo stretto circondario della casa (leggasi aia e praticello antistante l’ingresso) e col passare del tempo elesse a suoi luoghi di soggiorno preferiti i meandri della casa e più precisamente gli interni degli armadi al muro, dove suole far perdere le sue tracce, talvolta generando sgomento nei suoi familiari.
È evide
Caso n. 10 - Rinuncia alla libertà
Gattina tratta in salvo dalla strada in giovanissima età, viene data in adozione a condizione che venga tenuta esclusivamente in casa.
In età prepuberale viene sterilizzata e subito dopo mette in atto alcuni tentativi di fuga, alcuni dei quali vanno a segno, con grave preoccupazione dei suoi umani, perché ritengono che essendo poco pratica dell’ambiente possa perdersi e allontanarsi vedrò luoghi pericolosi. Malgrado i rocamboleschi tentativi di recuperarla dagli alberi d’ulivo che circondano la casa, la gattina rientra solo quando decide lei, e in una occasione costringe i suoi umani a trascorrere l’intera notte all’addiaccio nella speranza di catturarla, ma lei gironzola tutta divertita nei paraggi saltellando da una pianta all’altra in barba allo spavento dei suoi adottanti, per poi presentarsi dietro l’uscio schiamazzando all’ora di colazione. Un’altra volta, evade approfittando di una serratura scattata male e porta con se sulla cattiva strada una sua giovane adepta. Entrambe rientreranno spontaneamente dopo qualche ora.
A seguito di questi incresciosi episodi, vengono rinforzate le misure di detenzione. Tuttavia, di pari passo con il potenziamento della sorveglianza, avviene un fenomeno di segno opposto: la giovane gatta si fa più tranquilla, e malgrado si mantenga ben allenata nell’apposita felipalestra, sviluppa il posteriore a forma di pera caratteristico dei felini sedentari, e l’interesse per le uscite declina rapidamente, limitandosi a qualche fugace occhiata oltre la porta.
Il fenomeno potrebbe spiegarsi in tre modi: - L’allargamento del bacino e l’atteggiamento apparentemente sedentario potrebbero in realtà essere l’espressione di un istinto materno surrogato che la gatta esprime verso tutti i neo-arrivati, dei quali si occupa alacremente, acconsentendo in alcuni casi perfino uno pseudo allattamento. - Lo sviluppo di una sagoma da “comare” potrebbe essere una particolare propensione verso gossip e la critica di costume (e soprattutto malcostume) che la giovane gatta ben presto dimostra. (Per questo, e anche per la sua predilezione per i prodotti ittici, si autodefinisce “la pesciarola”) - Il baricentro spostato sul posteriore facilita fortemente il fenomeno del “buttamento”, particolare repentino capovolgimento del corpo con le zampe rivolte verso l’alto che, unitamente alla morbidezza delle carni e del pelo in regione addominale, le attira molte carezze da parte degli umani.
I fenomeni osservati si sviluppano tutti nella stessa epoca e, incentrando l’interesse della gatta verso l’interno dell’abitazione e ciò che vi accade o le viene raccontato, potrebbero essere ala base di una più o meno consapevole rinuncia alla libertà.
Caso n. 11 - Libertà sconosciuta
Trattasi di due gattini tratti in salvo all’apparente età di circa due mesi.
La femminuccia viene rinvenuta in strada in un torrido pomeriggio d’agosto, ferita, a giudicare dalle sue urla strazianti, in maniera grave. Si apprenderà in seguito che le lesioni sono delle semplici abrasioni superficiali, e che ha solo una porzione di codino spezzato. Le sue drammatiche richieste d’aiuto altro non sono che una messa in scena attuata per fare leva sui sentimenti di protezione e responsabilità dell’umana che l’ha rinvenuta. L’apparente precarietà delle sue condizioni le vale un ricovero immediato presso la casa del Ventunesimo Gatto, che di fatto equivale ad un’adozione, perché è ampiamente comprovato che quivi tutti i permessi di soggiorno temporanei si trasformano d’ufficio e di diritto in cittadinanza definitiva. Pochi giorni dopo la messa in sicurezza, le viene amputata parte del codino spezzato, ma lei non sembra rammaricarsene, anche perché la lieve menomazione non scalfisce la sua grazia di Venere (nel senso del colore del riso) in miniatura. A causa delle sue piccole dimensioni e il basso peso corporeo, l’intervento che la manterrà Signorina a vita viene procrastinato ed attuato giusto in tempo prima che si manifestino appieno i segnali del primo calore.
Il maschietto viene sottratto dalle fauci di un cane di grossa taglia, probabilmente con il consenso del cane medesimo, altrimenti non staremmo qui a parlarne, e portato prontamente in sicurezza alla casa del Ventunesimo Gatto, dove notoriamente dimora un altro cane di grossa taglia che intrattiene ottimi rapporti con i felini. Il piccolo si dimostra ben presto un soggetto molto determinato e volitivo, si appropria, zampando indisturbato, del cibo dalle scodelle dei gatti e del cane indifferentemente, senza che alcuno osi opporsi. Con altrettanta determinazione elegge domicilio permanente nella casa dove si pensava dovesse essere ospitato solo pro tempore. Anche qui nessuno umano o felino o molossoide ha l’ardire di obiettare alcunché. In vista dell’inuttabile operazione che determinerà l’arresto del suo sviluppo puberale, cerca di traccheggiare qualche tempo. Infatti manda messaggi via etere ad un grosso gatto randagio dal mantello molto simile al suo, che lui reputa essere suo padre, invitandolo a sottoporsi insieme a lui alla castrazione (per il bene di tutti), ma il genitore putativo non raccoglie l’esortazione, e all’apparente età di sette mesi, il piccolo acconsente a sottoporsi da solo al suddetto intervento.
Quello che accomuna come temperamento i due soggetti è il loro particolare essere volitivi, determinati nel mettere in atto quelle che si configurano come vere scelte di vita, e non passiva accoglienza della sorte che il destino ha riservato loro. Entrambi sono soggetti giocosi e anche turbolenti, in particolare modo il maschietto. Entrambi nella loro anamnesi hanno l’esperienza di un abbandono e indubbiamente qualche tempo vissuto in strada. Tuttavia è rimarchevole che non danno mai segno evidente di voler sconfinare dal perimetro domestico né tantomeno mettono mai in atto seri tentativi di fuga.
Questo potrebbe far supporre che la reclusione in giovanissima età e la castrazione prima che si completi lo sviluppo puberale possa portare ad una totale abolizione della ricerca e dell’esplorazione di spazi di libertà non consentiti.
Caso n. 12 - Libertà vigilata con braccialetto elettronico
Grosso molossoide, entra a far parte del Ventunesimo Gatto all’età di due mesi e mezzo. Soggetto piuttosto gioviale e rispettoso, ma non privo di giovanile irruenza.
Il suo peso corporeo cresce in maniera esponenziale e sarebbe un pericolo già solo per la sua mole, se non fosse per il fatto che viene educato al rispetto di gatti e umani di piccola e grande taglia. Col tempo, vivendo come unico esemplare di canide in una banda di ventuno felidi, assume atteggiamenti gatteschi, come quello di acciambellarsi sui divani e fare le fu... ehm, no, russare.
Malgrado l’indole evidentemente bonaria e tranquilla dell’attuale fido amico, memore dell’esperienza precedente con un altro cane di taglia grande che aveva il randagismo nel DNA, il suo umano decide di acquistargli un tracker, sistema di controllo elettronico mediante GPS. È un congegno che riceve i dati del sistema di satelliti in orbita per individuare la posizione di una persona, di un animale o di un oggetto. Del sistema fa parte anche un trasmettitore, una scheda sim. Il ricevitore gps rileva dai satelliti le coordinate dell’animale che lo indossa e le invia tramite il protocollo gsm al ricevitore, nella fattispecie un cellulare o un tablet dotato di connessione internet. La posizione dell’animale viene indicata su una mappa. È poco influenzata dalle condizioni meteo, ma è molto importante che il dispositivo indossato dall’animale sia sempre rivolto verso il cielo, ragion per cui deve sempre essere indossato con una pettorina, con un collare potrebbe girarsi e funzionare in maniera molto approssimativa. È possibile impostare allarmi che segnalano se l’animale travalica un certo perimetro e addirittura se si muove troppo velocemente oppure è immobile per troppo tempo.
Tutta questa tecnologia appare alquanto superflua per il molossoide, che comunque è rinchiuso in un area strettamente recintata e invalicabile per un animale della sua mole e che è talmente educato da non varcare il binario del cancello neppure quando questo è spalancato. Il suo umano però si sente più tranquillo, ed il dispositivo è sicuramente utile quando per la socializzazione si recano fuori dai confini domestici e il molossoide teoricamente potrebbe strattonarlo e darsi alla fuga.
Molto più importante potrebbe essere dotare di questo sistema di controllo i felini, che per loro dimensioni e indole tendono a intrufolarsi in qualsiasi varco dei recinti e scavalcare qualsiasi muro di recinzione.
I dispositivi attualmente commercializzati dalle compagnie telefoniche sono economici (circa tre euro al mese di abbonamento), ma a causa delle loro dimensioni sono poco adatti per essere indossati dai gatti. Recentemente è stato introdotto anche in Italia un tracker prodotto in Svizzera che è lungo quanto un fiammifero e pesa poco di più, quindi adatto per i gatti. Il costo dello strumento e l’abbonamento è però ancora piuttosto elevato. I gatti del Ventunesimo Gatto sono appunto ventuno (e più).
Annotazione a margine: non c’è da fidarsi di quei collarini per gatti dotati di codice QR, venduti a poco prezzo. Praticamente contengono le stesse informazioni di una normale medaglietta (nome, contatti), solo che perché sia di qualche utilità ci vuole: che una persona di buona volontà trovi il gatto smarrito, che lo avvicini, che sappia che cos’è un codice QR, che abbia con sé uno smartphone, che sappia come si scansiona un codice QR e infine riesca a contattarvi. Nelle campagna di Città Sant’Angelo forse siamo ancora un po’ indietro.
Certo, se i tracker GPS potessero essere impiegati sui gatti, questi potrebbero godere di maggiori libertà, e i loro umani di maggiore tranquillità. Però a ben vedere non è che questi dispositivi sono in grado di ridurre i pericoli del mondo là fuori, consentono solo di sapere dov’è il gatto, e, se non gli è successo niente di grave, trarlo in salvo.
Come si afferma nell’articolo “Longevity and causes of death in pet cats” pubblicato sul sito Skepvet, “Basic epidemiological research, identifying the most common diseases and causes of death and risk factors for these, is the foundation of preventative medicine. Unfortunately, such research is often scarce in veterinary medicine. Collecting data on a large population of animals over an extended period of time is expensive and time-consuming, and since there is generally no direct economic incentive for doing so and little private or government funding for such research, studies like this are seldom done.” Tuttavia diverse autorevoli fonti concordano nell’affermare che i traumi, fra i quali possiamo annoverare sia quelli accidentali che quelli ahimè dolosi, sono al primo posto fra le principali cause di morte nei gatti domestici e che le malattie virali occupano un sinistro tredicesimo posto nel medesimo elenco, come si può evincere dalla tabella seguente. http://skeptvet.com/Blog/2015/03/longevity-causes-of-death-in-pet-cats/ È evidente che i gatti randagi, abbandonati, smarriti o fuggiaschi che siano, sono grandemente più esposti ad infortuni e malattie rispetto a quelli stanziali, così come è ovvio che qualsiasi trauma, malattia contagiosa o altra infermità avranno un esito più nefasto e a più breve termine negli animali che non possono essere assoggettati a cure mediche. Da qui la necessità di contrastare con tutti i mezzi il randagismo e di tenere in sicurezza i gatti domestici. Mentre è lungi dall’essere realizzato l’obbiettivo randagi zero, che a tutt’oggi appare purtroppo utopistico, grandi progressi si registrano nella protezione. Chi volesse dare uno sguardo alla pagina Facebook “Gatti in sicurezza, chi li ama li protegge”, potrebbe farsi un’idea di come accorgimenti concreti e quante informazioni su pericoli, tossici e malattie possano essere utili nel preservarci dai guai. Anche gli accordi di preaffido stipulati fra volontario ed adottanti prevedono alcune fondamentali misure di sicurezza, quali il divieto di far uscire il gatto in giardino e la messa in sicurezza di finestre e balconi con idonee misure. A questo indubbiamente auspicabile trend protezionistico, si contrappone una scuola di pensiero che esorta al rispetto della natura indipendente, avventurosa e fondamentalmente libera dei felini domestici, che non dovrebbero rinunciare le alle caratteristiche che contraddistinguevano i loro antenati selvatici a beneficio di una discutibile coesistenza con gli umani nei loro insediamenti. Il senso del rischio, insomma sarebbe insito nell’indole felina, e incidenti e malattie il prezzo della libertà. A mio parere, la mia casistica è emblematicamente rappresentativa della diversità degli aspetti implicati nella questione, ed in particolare: - le condizioni ambientali (abitazione, territorio, vicinato, strade, etc.) - particolare indole di ciascun singolo felino oltre le caratteristiche generali della specie - storia dell’animale ed esperienze pregresse - convinzioni dell’umano ed esperienze pregresse - eventuali condizioni cliniche - eventuale disponibilità di device di tracciamento.
Le vicende che ho esposto, non senza un travaglio interiore, ed in particolare la n.8 che si rifà alla mia personale esperienza, hanno lo scopo di fornire a ciascun lettore un panorama il più possibile completo di queste diverse condizioni, affinché egli possa riflettere con cognizione di causa e trarre le proprie conclusioni. Dal canto mio, la mia personale idea, e sottolineo personale, è che non possa esserci un’unica regola, ma che le decisioni sulla libertà debbano essere prese nel rispetto di una ragionevole sicurezza e nel primario interesse del benessere del gatto e non per egoistiche esigenze di controllo e certezze da parte dell’umano. Come disse la mia Veterinaria: “Ho tre figli. Non posso proibire loro di uscire di casa perché fuori corrono dei pericoli.” Ovviamente il pericolo deve essere messo a confronto con l’anelito di libertà. E come sempre, in medio stat virtus. Ma questo è solo il mio modesto parere. Il mio ruolo di ricercatore e felosofo m’impongono di rispettare anche quello altrui.
In calce, aneddoticamente e fuori casistica, vorrei ricordarvi, in una conversazione fra Salvo da Agropoli e la nostra adottante, l’epilogo triste di una vita forse felice, che fa capire come a volte noi gatti andiamo ineluttabilmente incontro al nostro destino in nome di un malinteso spirito di libertà. Pure noi dovremmo riflettere e applicare il buon senso, non solo gli umani:
- Quindi siamo di nuovo in ventuno.
- Sì, Salvo. Siamo di nuovo in ventuno.
- E non potevamo fare niente di più?
- Salvo, l’abbiamo cercata, quando stava male. Dappertutto. Ho pensato che tu potessi trovarla, siamo andati insieme, tu hai annusato dappertutto. Che potevi fare di più?
- E i dottori?
- I dottori le hanno dato una cura, sembrava stare meglio, avrebbe dovuto tornare per altri controlli solo se non passava tutto entro una settimana, subito stava meglio, ma non voleva essere più toccata. Poi le è andato via di nuovo l’appetito. E alla fine è andata a nascondersi. E poi si è fatta ritrovare ieri, lo sai, lo sentivi anche tu che era troppo tardi, vero, Salvo?
- Sì lo sentivo. Lei si era già arresa. Però sono ugualmente contento che l’hai portata di corsa per mettere l’acqua. Ma che ti hanno detto i dottori oggi, quando sei andata a riprenderla?
- Sono stati gentili. Delicati. Il dottore Gianmaria ha detto che sono una “proprietaria attenta” e non devo farmi scrupoli.
- E tu ti fai scrupoli?
- Sì, certo. Sempre. Ma sai, Salvo, aiuta, quando un dottore ti dice di non averne.
- E che che altro ti ha detto?
- Che gli dispiaceva. Che per motivi sanitari avevano dovuto metterla in un sacco di plastica. Ma se volevo potevo portare un lenzuolino e ci pensava lui ad avvolgerla.
- Tu hai ringraziato e detto che ci pensavi tu, vero? - Certo Salvo.
- Sono dottori ammodo. Non sono tutti così. E il dottore Carlo che l’ha accolta di domenica, che ti ha detto?
- Ha detto che ci ha messo del tempo nella sua professione a capirlo, ma è così: ci sono animali che non vogliono essere aiutati. Come accade con gli umani, a volte. Il dottore Carlo è figlio di un dottore degli umani, come me. Dice che bisogna rispettarli
. - Io per fortuna sono uno che si fa aiutare, all’occorrenza. Anche Fiocco. Ma ha ragione il dottore Carlo. Bisogna avere rispetto.
- Sì, Salvuccio.
- Secondo te è stata felice?
- Non lo so, Salvo. È stata timida, ha avuto paura degli umani. Per questo ha rinunciato a tante carezze. Ma forse era felice vivere libera nel grande giardino. Con buoni amici, in particolare Ottilia, che non c’entra niente, ma le somiglia tanto.
- E adesso dorme in un bel posto.
- Si, Salvo, ma ora non importa più. Lei non è in quel posto. Già. Forse la Zia ha ragione. Non è in nessun posto. Ora è solo nei nostri cuori. L’ho conosciuta poco, ma quando sono uscito in giardino col mio giubbino rosso è venuta a salutarmi. E io ho aiutato a cercarla, l’altro ieri, col mio giubbino rosso. Ciao, Grazia.
L’Autore ringrazia per il loro contributo alla riflessione: - Daniela Schifano, per le illuminanti conversazioni sulla Libertà - Chiara Blandino per i preziosi suggerimenti sulla sicurezza, tema a lei assai caro - Natalia Rauso per gli aneddoti tratti dalla sua incommensurabile conoscenza del mondo felino - Giuseppina Rasetta per le informazioni sul caso n.2 E inoltre Anna Katharina Rieve per il lavoro di segreteria e Lech Stasikowski per la stesura e la formattazione del testo.
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Gianna
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