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la matta


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Kenya

Era già famosa prima di arrivare qui.

Il suo caso era stato reso noto dalla stampa: Sette cuccioli rinvenuti dalla Polizia stradale in un cartone gettato sul bordo di una strada a scorrimento veloce. Era piena estate e forse le notizie di cronaca scarseggiavano, fatto si è che i giornalisti si erano precipitati a divulgare su web e carta stampata il periglioso salvataggio, corredando le news con foto di cartoni di varia foggia e dimensioni che contenevano cani di varia taglia e colore del manto, attinte  verosimilmente da repertorio. Tanto analoghi abbandoni sono all’ordine del giorno nel periodo vacanziero e se si tratta di suscitare compassionevoli emozioni il musetto di un cucciolo vale l’altro, e qualunque contenitore improvvisato si presta a provocare rabbia e indignazione.

Di tutto questo a dire il vero non sapevamo nulla quando un paio di mesi dopo il ritrovamento il Consiglio del Ventunesimo Gatto si riunì in seduta plenaria, cooptando pure gli umani, per discutere di un unico importantissimo argomento: l’esigenza di trovare un compagno di giochi per #Raoul. Canino. Infatti il Molossoide, pur crescendo di stazza in maniera regolare e direi impressionante, non solo manteneva atteggiamenti da cucciolo, ma, cosa ancor più preoccupante, da cucciolo di felino domestico. La frequentazione troppo assidua con i gatti stava evidentemente condizionando i suoi comportamenti, sicché non aveva chiara percezione né della propria stazza né della propria irruenza. Un esempio per tutti: quando ci adagiavamo in sette-otto sulla Zia che faceva la siesta sul divanetto a due posti del tinello, Raoul metteva in atto manovre degne del più agile contorsionista del circo Orfei per adagiarsi anche lui nell’esiguo spazio lasciato libero dai nostri corpi. Fu quindi chiaro a tutti che urgeva ricaninizzare il Molossoide e si decise all’unanimità di adottare un suo simile. Fu mia l’idea di lanciare un sondaggio su web per scegliere il compagno più adatto.

E Tutte le brave volontarie che si occupano di adozioni non esitarono a dare consigli, ovviamente non sempre del tutto spassionati, perché ognuno aveva i suoi protetti da dare in affido. Quindi era meglio ora un maschio, ora una femmina, ora un coetaneo, ora uno più cucciolo, ora di taglia grande ora di taglia piccola... per farla breve avremmo dovuto adottare almeno una mezza dozzina di cani, cosa che non possiamo permetterci. Su una cosa però fu determinata la Zia: doveva essere di taglia piccola, perché lei è debole di ginocchia e già non riesce a governare un Raoul, figuriamoci due. E del resto nemmeno lo Zio se la sentiva. Quindi sì optò per una cagnolina femmina di pochi mesi e di taglia piccola. Però quando finalmente si recarono a prenderla nel canile dove era temporaneamente ospitata, lo Zio ci rimase molto male perché tanti altri cani adulti e di taglia media e grande gli si avvicinarono e gli si avvinghiarono alle gambe speranzosi di essere i prescelti. Quasi voleva piangere quando infine se ne tornarono a casa con la scricciolina di cinque chili, che messa a confronto con sessanta chilogrammi di  Molossoide sembrava decisamente sproporzionata, mi confidarono gli Zii. Il gigante e la bambina. Ma ormai non si poteva tornare in dietro. Nel timore che potesse farsi male azzuffandosi amichevolmente con Raoul, fu tenuta in sala gatti (dove tuttora dimora) e inizialmente fatta uscire solo sotto stretta sorveglianza. C’era quindi il rischio che a causa della coabitazione si creasse un nuovo cane-gatto. Presto però fu ben chiaro che la piccoletta andava sì abbastanza d’accordo con noi felini, ma sapeva anche farsi rispettare dal suo simile. Nel quale peraltro deve aver riconosciuto il suo capo branco, a giudicare dai baci umidi che non gli lesina, che secondo i manuali sono segno di sottomissione al capo, mi dicono.

Io che ci vedo solo con gli occhi del cuore penso invece che sia tenerezza.
Dimenticavo, si chiama Kenya. Ma non glielo abbiamo dato noi il nome.



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